lunedì, aprile 15, 2019

hundreds of words for.... Tante parole per...

[ Nell'attesa di aggiornare il blog principale - indirizzo internet - instant mobile blog - pubblico l'ultimo post di quest'ultimo 4/4/19 ]

Premessa.
Ogni lingua sembra avere delle espressioni, parole, in numero maggiore per descrivere gli eventi più comuni, frequenti [1].
Se è vero, che gli esquimesi hanno tante parole per il ghiaccio o neve wired.it/scienza/lab/2016/04/15/eschimesi-parole-neve/ , personalmente ci credo, mi è capitato  altrettanto in un corso di un'altra lingua (no,non dico quale) di apprendere con  stupore che ci fossero diverse parole per neve, per descriverla, con tante informazioni accessorie che l'italiano non avesse.
Non tutti sono d'accordo, anzi, sarebbe una bufala e non mi addentro in una discussione tecnica, ma è giusto che il lettore sappia;
blog.terminologiaetc.it/2011/09/05/esquimesi-parole-neve

E' altrettanto interessante questo articolotraduzioni/le-lingue/i-molti-modi-di-chiamare-la-neve-in-inuit ; perché allo stesso modo manca una (soltanto ?) parola....

In ogni modo,alcune lingue sanno di alcool più delle altre, che ci crediate o no...

Leggere vocaboli e ridere, imparando,.....

POST.

merriam-webster.com/words-at-play/the-finest-words-for-drinking


martedì, novembre 08, 2016

Nell'attesa di continuare a scrivere, qualche video...


Una domenica a passeggio in una ghost town
Baltic region



2016 camminata nel porto, visibile una parte. 

Questo video è più preciso, mostra dal ferry verso la Germania le dimensioni del porto, le navi, banchine e attrezzatura.  (Baltic region)



lunedì, ottobre 26, 2015

Continue

Il tre luglio con ritardo mancando l'equinozio estivo e le famosi notti bianche, dopo tanta attesa sono ripartito, consumando ogni ora precedente in lunghe preparazioni.
La valigia, un angoscia permanente, mai abbastanza, troppo di tutto, vestiario, libri, questa volta penso che il peso non conta, non devo andare in aeroporto, neanche in bus, in nave, ma su una specie di "enduro", una di quelle moto che andavano molto di moda fine anni '80...

Alla partenza !
A vederla da lontano, bianca e striata nero, sembra una zebra, invece è una "tedesca", una moto di cui tanto ho letto, mi sono informato, poi alla fine...l'esperienza è sempre diversa.
Ci sarebbe da scrivere tante pagine  sulle "misrepresentation" o rappresentazioni finte, senza necessariamente aggiungere il "dolo" o la volontarietà di "mis-rappresentare" e mi si perdonerà se in queste righe, parole di varie lingue confuse, siano fuse, per indicare un idea, che di luce non brilla, ma semmai fioca, tenue, accresce le ombre.Tanti esempi, quasi come sfogliare le pagine di un pesante dizionario, a varie latitudini, suoni e graffiti diversi, questo non è altro che il viaggio.
La ruota tassellata, piccola davanti, per la direzione agevolata, sui deserti dei poster delle officine, grande ma sottile dietro, per mantenere il cavallo alto sugli ostacoli, poi quel finto serbatoio, grande e vuoto di liquidi, nero e bianco, finta zebra, l'F650 Dakar.
Questa moto l'ho amata e odiata allo stesso modo, così come sono stato guardato con sospetto da tutti, dai veri e puri BMW followers, essendo un ibrido, solo il telaio e il disegno era tale, il resto altra marca, poi perché la più piccola, non consone all'idea teutonica di grande-forte. Sono stato odiato o non amato dai non-BMW perché mi credevano un follower che non si poteva permettere cilindrate e modelli di moda e quindi sempre un credente in quel genere, ma "bastardo", si, bastardo dentro.
Alla fine, le "marche" , i nostri consumi, ci stanno dando un "identità" anche quando non gli apparteniamo, una forma di razzismo consumistico....che sciocchezze... si parlava di viaggio e mis-rappresentazioni o misrepresentation. Quella moto sembrava un BMW ma non lo era, questa era la prima misrepresentation.
Anche il viaggio con partenza Rimini e destinazione San Pietroburgo, in tutto simile all'anno precedente, non lo era....
Il vero viaggio era su una black Honda shadow 750, con la cartina sullo zaino serbatoio, le borse sul telaio nero del portapacchi fissate da un groviglio di elastici, una custom, come nei tanti film visti....Un viaggio fatto per la prima volta, con la giusta "paura" di non sapere la strada, con la possibilità di abbandonare la partita per impraticabilità del campo, con l'incertezza di non passare la "frontiera", quest'ultima non è una metafora.
Di solito tutti scrivono blog dei viaggi facendo un resoconto di ore, percorsi, "visto e piaciuto"
consigli di viaggio per chi segue,poi la conclusione, "alla prossima volta". E' logico e sequenziale, non posso permettermelo.
Non posso con desiderio accendere la TV e seguire il documentario di viaggio con 5 ragazze scelte dopo varie selezioni per il viaggio in barca e vedere i soliti aborigeni che hanno smesso di essere cannibali solo perchè le macchine da presa della TV gli regalano banane e pose con piccole fotomodelle, sorrisi bianchi, verde azzurro smeraldo mare, poi nuova ripresa in vela sul mare, pensare che questo sia il viaggio, le isole, il paese. Sono i viaggi "care-free", tutto organizzato o quasi, poi seduto su un divano, il piccolo schermo in un paese nord-centrale-Europa, immaginare la Polinesia mentre fuori è freddo, grigio, un viaggio mentale.
Non posso nemmeno scrivere una cronistoria perchè l'inchiostro sui blocknotes si raffreddava e la sfera si spaccava, inondando di blue righe vuote. Così ora non resta che raccattare sparsi, foglietti, ricevute, foto, parole, cercare un senso, sempre che vi sia.

Oggigiorno mi si dirà che non c'è più bisogno di blocknotes e penne a sfera, basta uno smartphone e un computer per tener traccia, ma ...a volte le batterie non si ricaricano, a volte, nella fretta del primo rifornimento, lo smartphone cade, proprio a poche ore dalla partenza, Modena Nord, tutta la tecnologia và in frantumi. Così è successo a me.
Nessuna cartina, nessun uso del GPS, da Modena a Berlino. 
Non ho buttato via lo smartphone fratturato, no-touch-screen...perché avevo un'ultima possibilità...alla fine lo scoprirete.
Posso affermare di aver fatto tappa ad Innsbruck, essendo partito tardi da Rimini.
Prima del percorso sul Brennero, mi sono fermato sia per la sosta che per la pioggia in una stazione di servizio, chiesto della "vignette" o tassa di passaggio per l'Austria, poco dopo, sotto un capannone adiacente al negozio, raggiunto da altri sei motociclisti italiani, veri BMW riders, orgogliosi del loro ingombrante 1000 e due. Mi hanno chiesto se anch'io raggiungevo la chiesa della BMW a vedere le esibizioni, incontrare gli altri fedeli, gli ho risposto che andavo a nord, subito hanno replicato chiedendomi se andavo a Caponord.
Pensavo alla gelateria Caponord per un momento, nota nel paesino da dove provenivo,"bulagna",  ma poi ho capito che era quel posto oscuro dove fanno pellegrinaggio tutti i motociclisti che vogliono raccontare di esserci stati,il posto europeo dove finisce la strada eccetera eccetera, no, non cercavo d'essere famoso e col sedere quadrato.
Così arresi dalla mia nullità, dal non essere conforme alle norme e al consueto, hanno acceso i motori e sono partiti dopo di me, superandomi dopo una decina di minuti, mentre la pioggia ritornava e spariva. Il Brennero faceva paura come l'aria fredda che colpiva dopo le umide gallerie, in uscita, una mano invisibile, poi alzavi gli occhi nella maschera disegnata dai bordi del casco e vedevi le vette alte, un senso cupo. Mi sprofondavo nell'acceleratore sperando di sfuggire, ma l'aria mi sferzava, il tachimetro si abbassava, non era estate qui.
L'autostrada era stretta e curve, traffico, non semplice. La moto sembrava sopportare bene il carico dei miei oltre 100 litri posteriori, le valigie laterali piene, il pilota con tuta, vestiti e grasso attorno. Sono arrivato ad Innsbruck senza varcare frontiera ma la differenza già c'era, nella cartellonistica, nelle case, nella quiete. Poi dentro quell'hotel a due stelle, vicino ma non nel centro, ho sentito parlare naturalmente Italiano.Ho camminato per il centro, visto dei pub, una certa vita notturna, graffiti, però avevo solo il desiderio di respirare e camminare.
Il sabato sono arrivato a Berlino, circa 750-780 km, purtroppo come forse tutti i fine settimana, è stato molto difficile trovare anche una camera libera. 
Non mi ero mai fermato prima, solo di passaggio in autostrada, avrei voluto restare anche più giorni, perché la città è ricca di posti da visitare, storia, in alcuni posti, assomiglia ad una Parigi del nord. La notte non ci si annoia mai. Forse ho perso qualcosa di importante laggiù, ma non ne sono sicuro, per ora le conseguenze non ci sono state, così ho proseguito il viaggio. E' inevitabile, in un viaggio perdere i pezzi, vestiti, memorie, dischi, etc., bisogna accettarlo, fa parte del gioco.
Continue....

giovedì, luglio 02, 2015

Suuri Kauneus - La grande bellezza

Questa locandina era presente in una piccola via centrale di Helsinki che porta alla piazza del parlamento, una traduzione del noto film in Finlandese,il giorno dopo aver lasciato San Pietroburgo via mare.(29 Agosto 2014)
Avevo compiuto l'andata, in moto, quattro giorni , sotto i presagi infausti dei conoscenti, poi i viaggiatori incontrati mi sorridevano con sarcasmo alla notizia della mia destinazione ed ora da quella foto in bacheca, vedevo l'Italia, il ritorno,”La grande bellezza” ?
La sua celebrazione in immagini universali da cartolina,da atlanti di scuola,monumenti, sempre eterni e distanti.
L'Italia nella mappa diverse "dita" e S.Pietroburgo poche dalla Finlandia, una frontiera. 
In questi mesi, ho ricomposto numerose volte i ricordi del viaggio,  allontanato lo spazio e la nostalgia, senza eccessi e miti. 

La risposta sembrava scontata,negativa, ma è successo qualcosa di strano, perché nella mente dello scrivente, appesa alla pagina bianca, tutti i ricordi, in attesa di inchiostro e di un minimo di sillabe, hanno reagito con la cronaca corrente. Ogni giorno dello stesso viaggio avrei aggiunto dettagli, fatti senza che ci fosse alcun mio intervento, soggettivo, come se le ruote continuassero a scivolare tra panorami,raccontandomi storie.
L'ultimo aggiornamento,qualche giorno fà quando hanno ritrasmesso il film "La grande bellezza" e come ogni opera controversa, non ho visto lo stessa cosa, non ho letto lo stesso libro, non ho avuto lo stesso risveglio.

Ad ogni discorso, per fermare l'attenzione, improvvisamente si parla della "grande bellezza", quasi fosse il "kick" universale, la chiave della fascinazione, citando poi la nota frase "la bellezza salverà il mondo"; ma come si sà, ciascuno ne ha una visione differente,personale. Per questo ero affascinato da quella locandina,dove la bellezza è sottintesa universale, e ripercorrevo il mio viaggio, cercando di capire se mai l'avessi incontrata e in cosa fosse rappresentata, oppure fosse altro, cosa ci fosse in comune con città distanti. 

Primo intermezzo.
Poi alcuni mesi fà un noto politico per rispondere a chi gli chiedeva conto degli scandali della capitale, venuti alla luce durante il suo mandato, anche se non responsabile, ha risposto con una domanda: "Sapete cosa pensa il mondo quando dico Roma ? Alla grande bellezza" e con questo voleva far tacere tutte le possibili domande circa quei fatti criminali
"La grande bellezza", il film, la città di Roma, non un'eguaglianza ma un analogia, una storia. Anche il sospetto che questa espressione diventata "cliché" sia la giustificazione per dissipare soldi pubblici, commissioni ingiustificate, sicuramente mercatini di souvenir. In ogni angolo delle strade, puoi comprare una cartolina, una statuina, la maglietta, la catena, qualsiasi cosa con il simbolo SPQR, ma nell'era globalizzata, il commesso o il proprietario è bengalese, fratello o cugino di quello che sta vicino al Big Ben, che vende gli stessi oggetti ma con la bandiera inglese, l'Union Jack. Tutto prodotto dalla stessa fabbrica e non c'è nessuna grande bellezza in questo. Souvenir è una parola internazionale, la capiscono Italiani, Inglesi, Russi e altre nazionalità, origine francese.
Diverse volte l'anno scorso,in moto, visitando Roma per settimane, sono rimasto intrappolato in strade senza uscita, non segnalate, attraversato buche e guadato improvvisi torrenti, indicazioni stradali assenti o errate. Mancanza di luce nelle strade, improvvisa boscaglia e immondizia, rifiuti casalinghi sparsi, potrei continuare senza fine l'elenco, aggiungermi alla coda delle persone che gridano contro un ente sconosciuto, un responsabile ignoto, nel vuoto. 
A Roma si grida e si suona per passare in mezzo alle auto, sirene continue, un caos senza principio e quasi senza fine....La rabbia della gente insieme alla fretta, l'uguaglianza lentezza con imbecillità, la furbizia con il tagliare le strade e superare le code, poi alla fine, esausto dal terribile serpentone lungo il fiume, non è una città, arrivo in cima ad un anonimo colle e scopro una visione, (La fontana dell'Acqua Paola) improvvisa, mi ricorda "La grande bellezza", (pausa il mio respiro e coscienza),...momento da assenza del caos, respiro libero, spazi, qualche capitello bianco e bocca leonina e ricordi dalla storia,...una volta era la città dell'impero, quella visione di monumenti si spalanca all'improvviso di fronte,... ma vivere ancora del ricordo che fù, un museo a cielo aperto, passato, poi...più niente...
Chi vive ed è nato in quei posti, difende da critiche, ingiurie sempre e comunque, anche se concede che la perfezione non è della terra, giustifica tutto, in nome della storia, della "grande bellezza". Si sentono comproprietari delle varie opere perché vivono a pochi chilometri, le vedono passando accanto la mattina, in autobus, in motorino, in auto, sentono e vivono dell'alito pesante della storia, esce dai tombini di ghisa, odore di gasolio e cantine ammuffite, "pizzicagnoli". Nessuno vuol rubare una tale consolazione, con tutte le annesse sventure, le sedi dello stato pachiderma, le code in auto, il caos.
Forse per non creare invidia nei visitatori di Roma, accanto alle colonne di Traiano, vicino alle stupende scalinate sparse per la città, ci sono zone di desolazione e squallore difficilmente visibili in altre città italiane,dietro l'angolo.
Non ricordo di aver visto,nel film "La grande bellezza" , quelle parti abbandonate, i rifiuti sparsi ai margini di vie e parchi, ma solo ciò che si sarebbe aspettato lo spettatore straniero.L'hanno scritto e detto in tanti, tra le tante critiche.Lo squallore c'era,ma nelle persone. 

Il film, la città di Roma, San Pietroburgo,il viaggio in moto, due regioni distanti, il mediterraneo e il baltico,in mezzo i chilometri, ma non solo.

Secondo Intermezzo...
Il viaggio d'andata è sempre con l'obiettivo di raggiungere la prossima tappa, i rifornimenti, il posto dove dormire per una notte...c'è l'ansia di conquista, d'avventura, di scoprire e il mezzo non potrebbe essere più adatto...
In molti blog di viaggio troverete descrizioni dettagliate della motocicletta, delle elaborazioni, modifiche, dei suggerimenti, delle cose assolutamente da portare....
Il mio mezzo come già saprete, era / è una Black spirit Honda Shadow,750 cc una custom con due anni di anzianità, pochi chilometri, tutti i tagliandi, le uniche modifiche il parabrezza gigante, il sedile non standard, un divano, il paramotore anche protettivo delle gambe in caso di caduta. Un piccolo portapacchi con schienale per passeggero, carico oltre i limiti, due borse e sacco a pelo, invero mai utilizzato. Due bombolette per forature alle gomme.
In autostrada in Italia, i 140 km sono il limite sia legale che della moto, ma in altri paesi, come la Germania, si condivide la corsia con i lenti, autovetture vecchie,bus etc.,
In Austria, in zone di attraversamenti delle Alpi, potrebbe essere eccessivo i 110/h e poi le gallerie e il vento, compromettere tutto l'assetto. Oltre alla velocità legale, quella "sicura" del luogo, quella in cui si controlla il mezzo è un calcolo personale, vitale, dev'essere confortevole come la velocità di crociera del vostro mezzo ma non è uguale.
Ricordo l' autostrada 'perfetta' da Berlino fino all'avvicinarsi a Varsavia, tre corsie,ogni senso di marcia, monotona, pacifica, sicura, come fosse in un serial TV californiana. La custom regge le lunghe distanze su strade con pavimentazione perfetta, poi quando le cose diventano irregolari, tra i contraccolpi alla schiena, la tenuta del terreno,allora diventa duro,difficoltoso....
Il mio mezzo ha un intrinseca debolezza di frenata, non  sono dimensioni ma 
i vari elementi combinati, ciclistica, peso, impianto frenante come è stato progettato e questo condiziona la sicurezza,la guida, tutto. Non lo sapevo all'acquisto, solo dopo lunghi tragitti e differenti terreni e meteo.
In un recente motoraduno nazionale e  internazionale (bikerfest Maggio 2015)
dove erano presenti motociclisti che avevano percorso centinaia di migliaia di chilometri (180k,250k,850k etc), nessuno aveva una custom, ma le moto erano enduro o miste stradali o dual-sport come vengono ora considerate. E' stata una rivelazione tardiva, contrastava con l'idea che la nota casa americana fosse ovunque perché questi "bikers" viaggiassero in qualsiasi modo e ovunque, "uomini duri e puri", ma almeno in Italia, erano i vicini del bar all'angolo. 
Nessuna offesa, parlo in generale.
E' un discorso fuori tema e senza conclusione definitiva "la moto perfetta", adatta al tipo di viaggio, sarebbe soggettivo come un vestito da calzare, ma non solo, certe persone per il carattere,cervello,stile, non andrebbero mai in coppia con un certo vestito. 
Chi ama il marchio e l' accetta e non vede nemmeno i difetti, chi resta a piedi numerose volte ma continua a negarlo, chi non trova un difetto e alla fine guardando la compagna di viaggio, ha un irresistibile moto d'antipatia fino a parlarne male sempre e comunque e la ripudia biblicamente andando dal concessionario concorrente. Non fatevi ingannare dal divorzio meccanico, chi passa ore in sella, chi affida in parte la propria vita, ha un legame profondo nelle lunghe distanze col cavallo, un matrimonio,una passione oppure un divorzio breve. Una coppia di fatto, senza neppure il problema del genere e della coscienza. Mi risulta anche più economico di tanti matrimoni umani, lei non andrà mai dal giudice a chiedere di farsi pagare gli alimenti o prendere la vostra casa.  
Ho letto centinaia di "reviews" nella speranza di trovare l'accoppiata vincente qualità e prezzo, restringendo la rosa delle candidate,ma non esiste nessuna scienza, nessun assoluto, nessuna garanzia, pur essendo tutti mezzi usciti dalla fabbrica, dallo "standard" che "quella sarà la giusta compagna della tua vita".
Ho chiesto ai "guru" delle lunghe distanze, mi hanno indicato il loro cavallo, ma nessuno mi ha detto "questa è la migliore, stai tranquillo che andrai sano e lontano". 
Viene in mente il ritornello della canzone...
"Fin che la barca va, lasciala andare,fin che la barca va, tu non remare,fin che la barca va, stai a guardare,quando l'amore viene il campanello suonerà." Orietta Berti

Continue / Continua
(diverse pagine e modifiche, forse domani parto di nuovo...)

mercoledì, dicembre 17, 2014

Nota

Nel silenzioso freddo inverno sto scrivendo tanto  appena ho dei momenti liberi.
Mi spiace non poter pubblicare al momento, ma il blog è aperto e attivo.